domenica 21 settembre 2008

17 agosto 2008 giorno 3

Apro il racconto del terzo giorno della mia vacanza a Tokyo con una riflessione, riflessione uscita fuori alle 22.20 in metro, al ritorno ad Asakusa: da quando sono partito dall’Italia il mio proverbiale sense of humor, che è soccorso fondamentale nei momenti pesanti, è un po’ mancato, probabilmente è in vacanza pure lui. Non solo per un paio di battibecchi con Alberto che non sono riuscito a (o non ho voluto) sdrammatizzare, ma anche per il frequente ritorno col pensiero a ciò che mi manca in questo momento!!!
Devo richiamarlo all’ordine (il senso dell’umorismo intendo) altrimenti continuerò a godermela solo in parte.
Venendo alla giornata, decisamente è iniziata tardissimo. Nonostante i buoni propositi ci siamo svegliati alle 11.30. cazzo!!!! Stavolta niente lavate lunghe. Alle 12.00 eravamo in strada. Obiettivo: Nihonbashi – Pupuru. Speranze poche perché oggi è domenica ma tentar non nuoce. Siamo fortunati? Nooooo, è chiaramente chiuso. A quel punto consultando la cartina proseguiamo per Shimbashi per cercare il Dentsu Shiki Theatre, il teatro dove danno Wicked. Ma prima una piccola deviazione: al parco del palazzo imperiale. Dopo aver fatto lo sborone ieri sera sul farci a piedi tutta Tokyo, per vedere i posti, valutare le distanze senza usare per forza la metro e bla bla bla, oggi il ginocchio destro “rompe proprio le palle!!!”. Al ponte prima del palazzo dell’imperatore facciamo una sosta. Piccola informazione tecnica: se non andate il giorno del suo compleanno oppure il 31 dicembre, il palazzo lo “intravedete” da fuori: è chiuso 363 giorni all’anno (ai visitatori ovviamente, credo che l’imperatore e la sua famiglia li lascino entrare :D. Da notare il frinire delle cicale (si dice così???) ininterrottamente, in Italia ogni tanto si danno una pausa, cavolo qui non si fermano mai, sono assordanti, anche se alla fine ci fai l’abitudine (più o meno). Al ponte facciamo un po’ di foto, ed in una in particolare Alberto mi fa uscire più vicino ad un essere umano rispetto al solito. Ammiriamo il palazzo da lontano ed il fossato circostante e poi ci incamminiamo verso Shiombashi. Per abbreviare la distanza decidiamo di “tagliare” passando per il parco Hibiya koen. E qui le sorprese sono innumerevoli. Il parco è incantevole e molto carino, pieno di girasoli giganti. Alberto va in iperventilazione per colpa dei campi da tennis con giovani giapponesi che si prendono a pallinate ( a dire il vero, ci sanno pure fare). Troviamo un angolo del parco molto intimo, raccolto, con una campana al centro per la quale non riusciamo a sapere nulla (cmq moooolto suggestivo), ma la ciliegina sulla torta arriva mentre lasciamo i campi da tennis e ci incamminiamo lungo l’ennesimo viale di girasoli. Musica? Live?! Come? Dove? La sorgente è un piccolo anfiteatro all’aperto, dove veniamo deliziati da un gruppo di ragazzi che suonano pop rock e che ci invitano pure a partecipare al bordello col resto del pubblico giappo, omaggiando anche a noi una tovaglietta rinfrescante a testa!!! Vi chiederete: che ci azzecca la tovaglietta rinfrescante ad un concerto? Ma per farla roteare in aria ovviamente!!! Grandiosi! Incredibile! Ci siamo divertiti da pazzi, al grido di “Ehi baby, ehi baby” leit motiv ( si scriverà così?) della canzone finale.









Sosta per pranzo, più per stanchezza che per effettiva fame, in un anonimo Mac Donald ( ed al piano fumatori per giunta), e si riparte per Shiombashi…. Sotto la pioggia…. Porc%&$£ il tempo si è “avotato” al brutto e continuerà per quasi tutta la giornata. Ma sotto la pioggia, sotto un cielo plumbeo….. un raggio di sole….. la luce….. WICKED l’abbiamo trovato!!! Il Dentsu Shiki Theatre che si trova nel centro commerciale “Caretta”, si si credeteci, si chiama così. Faccio una gran figura di merda infilandomi nella hall del teatro per vedere i giorni e gli orari. Sorry, non si può durante lo spettacolo (in sottofondo godo sentendo “the marcho of the witch hunters” anche perché nella hall c’è un monitor che lo riprende. Chiediamo informazioni per i biglietti e lo chiediamo ovviamente in inglese e mettiamo in crisi tre persone che si guardano in faccia piuttosto inebetite e finalmente alla parola “ticket” insistentemente ripetuta ci indirizzano verso il botteghino. Io già comincio a sudare freddo: come cavolo faccio a parlare e farmi capire con la tipa al botteghino se non parla inglese, come faccio a parlare di orari, matineè, posti, stalls etc. etc. etc. Miracolo!!!! Parla inglese. Tutto diventa facilissimo. Prendiamo i biglietti per venerdì in una zona abbastanza centrale anche se un po’ indietro spendendo 9500 yen (circa 55 euro), più o meno come Londra. Sono felicissimo, non mi frega del tempo, del ginocchio che mi fa un male cane…. Wicked anche a Tokyo, da non credere. Ci facciamo un frappuccino da Starbucks ed un giro nel centro commerciale restando inebetiti vicino alla “ruota della fortuna”: praticamente c’era un piccolo stand con sta ruota e se qualcuno voleva giocarci prima di farla girare i giappi intonavano una specie di “urlo propiziatorio”; meravigliosi!!!
Un giretto in qualche negozietto lì vicino e decidiamo nonostante il tempo di cacca di andare a Shibuya. E meno male: lo spettacolo fuori la metro è pazzesco (anche se per uscire fuori ce ne vuole). Nonostante il maltempo restiamo abbastanza a bocca aperta… e non siamo manco usciti dalla parte principale. Passiamo per la zona sopraelevata per raggiungere un “palazzone” di strumenti musicali. Lo spettacolo intorno è molto rock & roll ( e non mi riferisco solo agli strumenti), più passa il tempo e più mi convinco che Alby ha ragione: Tokyo è decisamente rock & roll, in tutti i sensi. Seguo un Alberto in estasi nello store e poi ci avviamo verso l’entrata/uscita principale di Shibuya: senza parole, un bordello, una quantità di gente pazzesca, l’incrocio fuori la metro che al “verde” diventa una fiumana mostruosa….ed incrociata…. ed intrecciata. Cerchiamo la statua di Hachiko andando per le strade che partono dalla stazione (che cretini) giriamo con la bocca aperta guardando da fuori i negozi di Cd, DVD, vestiti, cibo, elettronica etc. etc. etc. restando incantati dalle mille luci ( so che suona scontato ma è vero, solo standoci uno può capire). In realtà visitiamo anche qualche negozio ma in modo superficiale, dobbiamo tornarci avendo l’intera giornata a disposizione. Ceniamo in un piccolo locale vicino al palazzo 109, piuttosto carino, anche se non mangiamo benissimo.
Sulla via del ritorno alla stazione della metro mi viene un’illuminazione (capirai!). E se la statua di Hachiko non fosse in una delle vie che partono da Shibuya, ma fosse proprio davanti alla stazione?
Avevo letto su un blog che uscendo dall’uscita principale, la statua era sulla sinistra, ma pensavo nella strada a sinistra (che cretino io, ma vatti a fidare di sti blog, eh eh eh). Invece no! È lì davanti, si sulla sinistra, ma proprio davanti all’uscita; è ovvio altrimenti perché sarebbe comodo darsi appuntamento in un posto lontano dalla stazione, è normale che la statua doveva essere vicinissima (ho detto che deficienti???). Conclusione della giornata: ginocchio in fiamme, previsioni del tempo per domani una mezza lota, ed un po’ di tristezza che mi è giunta guardando le foto sulla macchina digitale e capitando proprio su una in particolare a Vairano Patenora (che culo). Ma è solo un momento e tutto sommato sono soddisfatto di tutto quel che di meraviglioso ho visto!

domenica 14 settembre 2008

16 agosto 2008 giorno 2

Decisamente giornata intensa. Ci siamo svegliati, diciamo…..con calma.... alle 11.00. Tra una sciacquata e l’altra (soprattutto di Alby che in bagno è lentissimo) ci siamo trovati in strada verso le 12.00. Direzione Akihabara (the electric town). Obiettivo n.1 il trasformatore da 100 a 220 volt. La zona è un vero caos, grattacieli di prodotti elettronici, di modellini di tutti i tipi (Gundam, i cavalieri dello zodiaco, ma anche dragon ball – immancabile – kenshiro etc.), anime di tutti i generi….e ne abbiamo visitati solo alcuni (di grattacieli). Al Laox abbiamo trovato il famigerato trasformatore ma nulla di fatto per il mio cell. (è vero che mi metto scuorno di parlare con i giappi nel mio approssimativo inglese - e per colpa del mio approssimativo inglese – ma Alby è terribile, almeno lui l’inglese lo conosce benissimo). All’ultimo piano del palazzo Laox c’è una zona souvenir che intendo “saccheggiare” prima di tornare a casa, in Italy. In un palazzo di modellini riesco a sapere dove si trova il museo Bandai…ora è chiaro perché non trovavo la zona sulla cartina: non c’era!!! La zona di Matsuo è “leggermente” fuori mano. Vedremo come fare per raggiungerla. Cmq tornando dalle parti dei Laox dopo il giro per negozi–palazzi di elettronica anime etc. ci rifugiamo in uno Starbucks ( e meno male) poiché poco dopo esserci accomodati viene giù una scaricata d’acqua notevole che, fortunatamente, rinfresca l’aria.
Approfittiamo del momentaneo maltempo per visitare Akiba Tolin, un piccolo centro commerciale piuttosto carino: oggetti per la casa, un piano dedicato al cibo, ed uno a DVD e CD dove ho “visto la luce”: Namie Amuro ed il suo cd “Best Fiction”. Pop e commerciale da far paura (lo voglio) non escludo di comprarlo per la fine della vacanza.








Cmq all’uscita del centro commerciale siamo ancora senza pranzo, i risto più carini nel c.c. erano chiusi. Spiegazione: molti sono ristoranti aperti dalle 11.00 alle 14.00 ( o massimo 15.00) e poi riaprono alle 17.00 fino alle 22.00, noi giusti giusti nell’orario di chiusura ( che culo!!!). siamo finiti in un locale specializzato in tonkatsu, alias cotoletta giapponese con un’impanatura mostruosamente più leggera di quella che facciamo e mangiamo noi occidentali (prezzo modico, pranzo discreto). Secondo giro per Achiabara, seconda serie di palazzi di anime, videogames, elettronica etc. e poi ritorno all’albergo per esigenze “barbesche” di Alby. Finalmente risolviamo il problema elettrico, il trasformatore funziona, Alberto può farsi la barba. In compenso ancora il problema cell. mio resta irrisolto, ma forse si intravede una luce. Dopo la breve sosta ci fermiamo un attimo alla reception: la speranza è che i tipi diversi da da chi c’era prima capiscano meglio l’inglese. La realtà è che sono come i precedenti ma fortunatamente molto disponibili (molto più disponibili). Ci trovano il sito di PUPURU (giuro, si chiama proprio così), un’azienda che dovrebbe fittare i cell. con tanto di cartina sul sito, che ci stampano. Inoltre (oh gaudio) ci aiutano a trovare il teatro di Wicked (speriamo bene).
Il programma per la sera è chiaro: capire bene le distanze ed orientarci “a piedi”; decidiamo di arrivare ad Achiabara with our feets. Orientarsi in questa città non è facile, solo le strade principali hanno nome come anche il frequente riferimento ai quartieri ed anche a certe costruzioni come punti di riferimento, tipo il grattacielo Laox che è dato come punto di riferimento per raggiungere la zona di Achiabara (anche se in realtà i grattacieli sono 2, uno di fronte all’altro). Cmq orientarsi non è impossibile ma c’è bisogno di molta pazienza e modestia a parte d’intelligenza ed attenzione (per questo Alby va una meraviglia ed io potrei perdermi tra la reception dell’albergo e la nostra camera). Riusciamo tra una strada imboccata giusta e qualche errore a raggiungere a piedi Achiabara ed oltre, Kanda e Niombashi, dove si trova il Pupuru ove ci recheremo domani, quando lo troveremo aperto.Lungo la strada ci sorprende di nuovo la pioggia e ci rifugiamo in un “caffè veloce”, una catena che si chiama proprio così; il locale è davvero carino, con un mappamondo piuttosto grande che gira in continuazione. Dopo essere stati snobbati da un tipo non giappo di cui probabilmente avevamo disturbato la lettura, ed aver atteso che spiovesse, ci rimettiamo in marcia.

Per la cena troviamo un localino carinissimo, dove mangiamo “alla grande” spendendo molto poco, ci torneremo. Si chiama Rokkasen e da fuori è abbastanza kitch, ma vale davvero la pena provarlo; ha una strana commistione tra cucina giappo ed occidentale. Io ho mangiato del salmone cucinato decisamente alla giapponese, con uasabi e salsa di soia per intenderci, ed una mega salsiccia con ketchup, non sono arrivato a spendere manco 1000 yen (6 euro).
Domani abbiamo intensione di tornare da Pupuru e risolvere il problema cell. poi trovare il teatro di Wicked e visitare Shibuya. La giornata si chiude alla grande, con la foto della bambina di Angela ed Enzo nata da poche ore e che Alberto riesce a vedere dopo vari salti mortali con il cell, ed una disperata ricerca di una rete Internet “free”.

lunedì 8 settembre 2008

Pronti....Partenza.....Via!!!!!


Partenza giovedì 13 Agosto “e notte”. Uno può pensare: che bello, parto per le vacanze, vado a Tokyo, ipereccitazione, superentusiasmo…….avevo l’umore nero come il petrolio, l’ansia da partenza che mi prende sempre, moltiplicata per la preoccupazione per i miei genitori, lo stress degli ultimi giorni etc. Conclusione: mi giravano a mille!!!
Viaggio in auto fino a Roma con un Alberto molto sveglio ed io che lottavo per non addormentarmi.
Il piano è sempre stato il seguente: in auto fino a Roma svegli, partenza per Zurigo ore 6.50; volo di circa un’ora svegli; attesa di circa 5 ore all’aereoporto di Zurigo, per il volo per Tokyo alle 13.00 svegli.
Appena saliti sull’aereo per Tokyo, secondo i piani saremmo dovuti crollare di stanchezza. Come per tutti i piani ben congegnati…. Ovviamente non è andata esattamente come programmato ( e te pareva!!!). arrivati a Roma nell’attesa de check in la lettura mi stava pericolosamente conciliando il sonno. Fortunatamente la presenza accanto a noi di due francesi e due napoletani rumorosi, che chiacchieravano insieme (si fa per dire) ha di fatto stoppato qualsiasi sonnolenza.
Quando si è aperto il check in abbiamo trovato una realtà traumatizzante: una “sfaccimma” di fila che non vi conto! Ma si erano svegliati tutti al canto del gallo?
In compenso la Sig.ra al check in è stata molto gentile e ci ha chiesto come mai andiamo a Tokyo (dice che gli italiani che vanno lì in vacanza non sono molti). Alberto con la sua aria tra il simpatico ed il serioso afferma che andiamo in vacanza perché “appassionati del Japan”. Che risposta scontata! Ma dico io: non ti potevi sparare la posa? ……
La realtà è che la tizia era “vecchia” e non ha ispirato Alby, altrimenti la risposta sarebbe stata ben diversa.
Nel volo tra Roma e Zurigo accade il primo intoppo: appena messo il nostro nobile sedere ai posti assegnati ci siamo addormentati quasi all’istante, cascando come due pere cotte!!!
Come al solito abbiamo aperto gli occhi giusto in tempo per godere dello snack gentilmente offerto da swiss air. In verità la dormitina ci ha consentito di restare ben svegli nelle 5 ore di attesa a Zurigo.
Appena saliti sull’aereo per Tokyo, è sorto il secondo intoppo: ovviamente ero troppo nervoso, troppo in tensione per prendere sonno, ma mi viene involontariamente in aiuto prima la tizia giapponese accanto a me, che mi dà l’idea, e l’hostess poi: Birra Sapporo. Ci offrono prima qualcosa da bere con alcuni salatini, e poi uno snack ( e comunque ci hanno fatto mangiare parecchio durante le 11 ore di volo). La prima volta che ci offrono da bere, vedo la giapponese che prende la birra e la imito sia la prima che la seconda volta. Mi sono quindi buttato giù due lattine di Sapporo che anche se come percentuale di alcol somiglia alla birra Peroni, comunque mi ha procurato una certa sonnolenza. Per cui appena messe le cuffie per vedere “Made of honor” mi sono addormentato. Mi sono svegliato in tempo per vedere Patrick Dempsey che dà una craniata alla porta della chiesa dove si sta per sposare la tipa che lui ama, e tutto il lieto fine che ne segue.
Dopo di che tra uno spuntino e l’altro sono riuscito praticamente a dormire quasi tutto il volo, a parte rivedere “Made of honor” a pezzi un’altra volta ed il primo tempo delle Cronache di Narnia: il principe Caspian.
L’atterraggio a Tokyo e la conseguente sovraeccitazione da arrivo sono stati mitigati dallo smarrimento del bagaglio di Alby.
Però ragazzi, come so organizzati sti giappi! Praticamente all’arrivo dei bagagli c’era già una signorina che attendeva di sapere chi era il tizio (lo sfigato di turno n.d.r.) il cui bagaglio sapeva già la ragazza, non sarebbe arrivato!
Non so come ma già lo sapeva e dopo aver fatto compilare ad Alby i documenti necessari, la tipa e la sua collega ci hanno assicurato che il bagaglio sarebbe stato consegnato direttamente in hotel entro 24 ore.
Dall’aereoporto chiedendo info all’apposito sportello ( sti giappi sono effettivamente tanto gentili quanto scarsamente capaci di farsi capire chiaramente in inglese) becchiamo il treno per Ueno (una palla, quasi un’ora ed un quarto di viaggio) e poi la metro per la zona di Asakusa, dove si trovava il nostro hotel. Il Sanroute Asakusa Hotel è poco dopo l’uscita della metro. Alleluia siamo arrivati, YATTA!!! Manco per il cavolo. Noi arrivati alle 10.45, camera pronta per ore 12.00, fuori calore a circa 40 gradi all’ombra. Cacchio! Decidiamo di fare due passi e di scioglierci al sole.
In realtà abbiamo iniziato ad “annusare “ l’aria di Asakusa, di come orientarci nel quartiere. Il primo impatto è la tradizione e la modernità che un po’ si fondono ed un po’ fanno a cazzotti. Tantissimi negozi di souvenir e ristoranti ed all’improvviso ci compare davanti la zona del tempio Sensoji. A proposito: questa vacanza per un bambino di 37 anni come me sarà un toccasana. Dai 40/45 gradi all’ombra in mezzo alla strada, si passa a – 20 gradi all’interno. Qui i condizionatori vanno a palla!!! La mia cervicale è sistemata per le feste!

Comunque dopo il nostro primo pranzo giapponese in un localino carino vicino all’albergo dove ci siamo un po’ “scofanati” (avevamo un certo appetito) siamo tornati a prender possesso della camera, che è decisamente carina: i letti sono ad una piazza e mezzo, oh gaudio oh gioia e “so tuost”. Entriamo in camera con l’idea di stenderci un po’ e riposarci, verso le 12,15….. ci siamo svegliati alle 18.00. siamo crollati in un piacevolissimo sonno ristoratore.
Sarà stata la stanchezza (o i letti meravigliosi….me ne posso portare uno a casa???).
Dopo aver scoperto con orrore che in camera non c’è una presa a 220 volt (ahi ahi) e che il mio cell. Qui in J
apan proprio non va (cacchio) scendiamo a conoscere meglio Asakusa. La sera il quartiere sembra più bello, o i nostri occhi erano più freschi e riposati, come il resto del corpo del resto).
Non è decisamente il quartiere per fare le ore piccole ma ha un suo fascino; la zona del tempio di sera è molto suggestiva, quasi mistica, ha fatto anche io la mia preghierina con offerta (ho chiesto una cosa a caso n.d.r.) e via per le viuzze intorno a girare per i negozietti ancora aperti (potremmo fare i ramen precotti in camera :D) rimanendo affascinati dai piatti (di cera dice Alby) esposti fuori ai locali per dare l’idea di quello che mangi all’interno,vedere qualche “volto amico”, Mac Donald ma soprattutto il KFC.
Dopo una rifocillante cena al KFC continuiamo a girare per le vie di Asakusa,
vicino al tempio Sensoji, a prendere e provare le bibite dalla montagna di distributori automatici che ci sono in giro (sono tantissimi) e che, udite udite, non ce la faccio, non ci posso credere, hanno il pannello antiurto! Il pannello che devi sollevare per ritirare la bibita si chiude lentamente (un uomo molto preciso mi dice che è “ammortizzato”) così non sbatte e non fa rumore, non si rompe o ammacca. Di bibite ce ne sono a bizzeffe, ne volgio provare un sacco, per ora ho beccato una specie di bevanda a metà strada tra il Gatorade al limone e la Swheppes (buona), mentre Alby becca una bibita alla pesca (buonissima).
Tornando in albergo ci è venuta l’idea delle bici: fittarle effettivamente costa poco, per me l’ideal è grandiosa…vedremo!!!