domenica 9 agosto 2009

21 Agosto 2008 giorno 7

Abbiamo superato la metà del viaggio ed il fatto che siamo verso al fine (i giorni che restano sono meno di quelli trascorsi) si sente, soprattutto in Alby. Stamani siamoandati a Shimbashy a cercare uno store di giocattoli. Ogni piano una meraviglia in cui perdersi. Piano terra: LEGO e souvenir in senso lato ( mitici i LEGO ispirati al film di Indiana Jones con il filmato dei personaggi fatto coi LEGO, Spielberg e Lucas compresi); al secondo piano (per i giapponesi quasi sempre il nostro piano terra è 1) peluches di tutti i tipi, morbidezze, dimensioni. Ho trovato il Rilakkuma!!! Yeeeeee.

Terzo piano: robot, da Gundam a Yattaman (c'era anche il pupazzetto del maiale sull'albero!!!) e di modellismo. Ultimo piano: Barbie, puzzle e giochi da tavolo (per le Barbie Gaia sarebbe svenuta). Il supernegozio si chiama Hakuhinkan toy park. Ho trovato anche dei carinissimi portachiavi con tutti i personaggi dei cartoni animati, in formato neonato (mitici!!!). Dopo facciamo un giro per Shimbashy, per la zona ricca, del "guardare e basta": i negozi Chanel, Dior, Louis Vuitton etc. La visione di cotanta ricchezza ci mette fame e becchiamo un'altra novità: un locale in cui l'ordinazione non si fa ai camerieri ma ad un distributore con le foto dei piatti ed i prezzi (mitico!!!), ed ancora più mitica è la mostruosa e risaputa correttezza giapponese: poichè i menù erano scritti ovviamente in giapponese, con le foto dei piatti, non avevamo letto che con le portate che avevamo ordinato erano comprese le zuppe di miso. Siccome a me la zuppa di miso piace un sacco, la ordino a parte. Diamo i bigliettini delle ordinazioni usciti dal distributore (il locale si chiama Yayoyken) al cameriere e ci sediamo al tavolo che ci indica. Dopo poco viene a spiegarci che le zuppe di miso ordinate in totale sono tre, e se ne voglio una sola oppure veramente due. Quando gli dico che obviously ne voglio una sola lui mi sorride con l'usuale gentilezza, va dentro e torna dopo un secondo a restituirmi i 100 yen corrispondenti alla zuppa di miso ordinata a parte: trooooppo forti!! Meravigliosi!!! Dopo cotanta gentilezza, ed una buona mangiata, ci indirizziamo via subway allo Yushukan Museum: attenzione! Ricordate se andate a Tokyo che quasi tutti i musei chiudono tra le 16 e le 17.30. Lo Yushukan è un museo sulla storia del Giappone, dal periodo Meji fino alla seconda guerra mondiale. Per coloro cui piace la storia, e vogliono sapere di più su quella del Giappone, è veramente un'esperienza "intensa", merita la visita. Inoltre è inserito in un giardino molto carino, con annesso tempio.

Dopo il tuffo nella cultura facciamo un giro per negozi prima a Shinjuku e poi a Shibuya. A Shinjuku becchiamo un acquazzone e ci rifugiamo nella Tower Records, dove io come al solito, faccio danni: mi compro il singolo degli SPAM: esagerato!!! troooppo carino. E se poi in Italia non riuscivo a scaricare i pezzi, i titoli sono in giapponese, mica in inglese!!!! Comunque tale danno non è minimamente paragonabile a quello che faccio a Shibuya Ho scoperto un altro "Jeans Mate", con le magliette del maiale di Yattaman. MITICO!!!!! Me ne sono comprate due.....sono quasi senza soldi, ma felice; Yatta!!!
Tornando in metro verso Asakusa "azszecchiamo" la prima figura di merda giapponese: prima che arrivi la metropolitana Alberto si mette a fare Fantozzi vicino ad un distributore di bibite: prima ci mette 120 yen ma 10 glieli sputa; poin ci mette un altro 100 ed all'atto del resto (mentre la metro è arrivata, azz....) gli cadono le monete e dice qualcosa al distributore.....in una qualche lingua perduta. Saliamo sulla metro e mi porge la bibita che nella fretta ha preso: etichetta tutta scritta in giapponese con disegnati dei frutti che sembrano pesche ed albicocche. Sul retro una scritta microscopica in inglese che dice "fruit mix": molto chiarificatore!!!
Mentre assaggiamo e facciamo gli spiritosi sul gradimento della bibita (con tanto di foto di Alberto che "apprezza") sento improvvisamente accanto a me una voce: "di dove siete?". Mi giro pensando che non c'erano occidentali vicino a me, e manco nelle vicinanze.......è un giapponese!
che a parte ridersela del nostro siparietto, parla italiano!!! La mia risposta alla sua domanda è da ebete: "siamo italiani". Mi sa che, visto che si è rivolto in italiano, a questo megari ci era già arrivato. La sua domandaera ovviamente riferita al luogo specifico, come Alberto meglio precisa. Non conosce Caserta, ma conosce Napoli; ci racconta che conosce l'italiano (e lo conosce bene) perchè è stato a Firenze sei mesi a lavorare per un'azeinda italiana chiamata "Nuovo Pignone", ed io capisco "Nuova Opinione" (il solito ebete al quadrato). Ci spiega che la bibita dovrebbe essere con anche le prugne (ma non siamo molto convinti), e ci saluta scendendo alla sua fermata, con calore (effettivamente Alby ha ragione, assomiglia un po' ad Hiro di Heroes, ma con un'aria un po' più intelligente). Finiamo la giornata al seven/eleven a comprare e mangiare dolci e biscotti made in Japan ( che "magnafatti").

martedì 24 febbraio 2009

20 Agosto 2008 giorno 6

L’obiettivo della visita giornaliera è Obaida, sulla baia di Tokyo. La mattinata inizia facendo colazione con latte e caffè (bottiglia comprata allo store Family Mart, mooolto buona….e parliamo di latte e caffè, non me lo aspettavo) dopodiché si va a Shinbashy e da lì con la JR verso la fermata Ariake-Teninsho mori, sulla Yurikamome line. Se andate su questa linea del treno attenzione a memorizzare la scritta giapponese (noi l’abbiamo fotografata) perché ad un certo punto le scritte in “occidentale” spariscono e se non sai com’è scritto in giappo……sono cazzi!!! Comunque aguzzando un attimo l’ingegno riusciamo a prendere il treno…ed è meraviglioso: praticamente vedi tutta la città dall’alto, tutta la zona della baia è veramente spettacolare, non riesci a non fare un sacco di foto, ti sembra tutto da ricordare, da imprimere nella mente. Alla nostra fermata ci appare un’enorme struttura per il tennis: l’Ariake Colosseum, e l’Ariake Tennis no mori, circa 48 campi da tennis, tra cemento e terra “verde”. Alberto è in estasi, non solo ha trovato l’ambientazione di “Prince of tennis” ma ci sono anche dei tornei che si stanno svolgendo con u sacco di ragazzi (e ragazze) che giocano, ed anche i supporter che tifano: avete presente il pubblico “caciarone” di Holly e Benji??? Così! Il parco intorno ai campi è delizioso, anche se ora capisco perché tutti i parchi a Tokyo ti danno la sensazione di essere lontanissimo dalla città: perché le cicale fanno talmente bordello che non senti nient’altro. Cavolo non si fermano mai!!! Cmq dopo il tennis ci dirigiamo verso la statua della libertà, attraverso la Center Promenade, distesa di alberi e cespugli creata ad arte tra i grattacieli modernissimi per consentire tranquille passeggiate nel verde. Diciamo subito che sarà simbolica ma la fiamma della libertà sembra un gigantesco fagiolino dorato!!!
Invece la statua della libertà, anche se più piccola di quella americana, fa la sua figura.
Accanto vediamo da lontano ( e solo da lontano) un parco giochi con karaoke, decisamente per bambini con una caciara pazzesca. Ci dirigiamo verso l’Oedo Onsen Monogatari, ho letto che è una specie di museo dove hanno ricreato l’ambiente del periodo Edo. Moooolto interessante.
Giungiamo al “museo” ed iniziano le sorprese: 1° sorpresa: dobbiamo toglierci le scarpe. C’è un gran numero di cassette nelle quali mettere le scarpe e tirar via la chiave da conservare. Ci togliamo le scarpe. Alla biglietteria dopo aver pagato circa 2600 yen a testa ci indicano un grosso bancone ove c’è un gran numero di kimoni. 2° sorpresa: dobbiamo obbligatoriamente scegliere ed indossare un kimono (che scuorno). Scegliamo due kimono diversi per non sembrare troppo Stanlio ed Ollio, stile giapponese ( cacchio, Alby ha scelto quello che piaceva a me), ed andiamo nella zona per cambiarci. Insieme al biglietto ci hanno dato anche un braccialetto con una chiave ed un numero corrispondente ad un’altra cassetta, dove riporre i vestiti. Ci danno anche un fogliettino su come indossare lo “yukata”. Abbiamo la ridarella come due deficienti per tutta la durata della vestizione.
Indossati gli “yukata” entriamo nell’epoca “Edo”. 3° sorpresa: sono tutti negozi di di roba da mangiare e souvenir creati come se fossero in un quartiere di Tokyo nell’epoca “Edo”. Delusione!!! Orrore!!! Ma dopo l’occhiata iniziale e superficiale la cosa inizia a farsi interessante: si, è una zona improntata a farti spendere altri soldi, ma per contro in un certo senso sembra veramente che ti riporti un po’ indietro; tutta gente con lo yukata, intere famiglie che girano per le stradine o si trattengono nelle sale con i tavoli bassi ed i cuscini per mangiare, per chiacchierare o anche solo per dormire. A tutto questo partecipiamo anche noi ed è veramente bello e…… “rilassante”.
Ma le sorprese non sono finite: ci indirizziamo verso l’esterno e scopriamo una specie di itinerario da fare nell’acqua (con i piedi nell’acqua), in una specie di giardino giapponese: siamo a bocca aperta. Alby si cimenta lamentandosi tutto il tempo ma divertendosi un mondo, dissertando di digitopressione podalica, dei benefici che quelle stramaledette pietruzze (pietruzze si fa per dire) sotto i piedi, una diversa dall’altra, hanno sui piedi stessi. Ce la godiamo un mondo, andiamo via a malincuore, ma praticamente si è fatta notte.
Sulla via del ritorno facciamo sosta a Shinbashi e ci facciamo un giretto a piedi, con Alberto che sfrutta le cassette a pagamento che ci sono in quasi tutte le stazioni (300 yen all’ora) per posare lo zaino. Shinbashi non presenta particolarità rispetto ad altri quartieri di Tokyo (un sacco di posti dove mangiare) a parte la presenza del teatro di Wicked, ma ci becca la pioggia ed interrompiamo la visita per tornare ad Asakusa. Stavolta per cena ci fiondiamo in un Seven Eleven ed in un Family Mart e facciamo incetta di roba da mangiare in camera: coca cola, sushi, sashimi, tramezzini con carne, wurstel cotti. Nel comprare il sushi mi domando: come cavolo me lo mangerò? E se voglio una cosa che va riscaldata, tipo gli spaghetti di soia, mi frego e me li mangio freddi? Noooooooooo!
Perché sottovalutare l’organizzazione e la gentilezza giapponesi: per il sushi ovviamente mi regalano le bacchette, ed il bento freddo me lo riscaldano nel microonde, tra duemila “arigato” e tremila inchini e sorrisi. Troppo bello!!!

domenica 11 gennaio 2009

19 Agosto 2008 giorno 5

La giornata inizia tristemente: non andremo al museo Ghibli, è tutto full fino al 26 agosto, giorno della nostra partenza.
Per info se potete prenotate dall'Italia (andate sul sito per maggiori delucidazioni) oppure appena arrivati a Tokyo cercate un negozio “Lawson”, sono gli unici dove si possono prenotare i biglietti. L'accesso è limitato solo ad un certo numero di persone al giorno. Comunque tra un mugugno e l'altro andiamo a scoprire Shinjuku. Primo impatto: non riusciamo ad uscire dalla stazione!!! è immensa. Arriviamo sotto il megaschermo del grattacielo “ALTA” e giriamo per il quartiere: i negozi sono di cose diversissime, elettronica, dvd, cd, strumenti musicali, ma anche abbigliamento carissimo (Gucci su tutti), ed economico.

Il mio dolore è enorme: in un “Jeans Mate” trovo una bellissima maglietta col maialino di Yattaman ( “anche un maiale può salire su un albero quando si sente adulato”), ma arghhhhhh, non c’è la taglia! La voglio! La voglio! Cercherò altri “Jeans Mate”, o tornerò lì tra qualche giorno. Facciamo una brevissima sosta per il pranzo e ci avviamo al parco Shinjuku Joen: a meno di non pagare per entrare nella zona le serre, è una mezza noia! In compenso non si muore di caldo ed approfittiamo per un po’ di frescura.
Dopo il parco Alberto su una delle piantine ai bordi della strada identifica l’esistenza di una scuola superiore. Torna su la manga-fissa per le high school giapponesi. Si parte alla ricerca di sta scuola (in realtà ad essere precisi si tratta di un istituto tecnico), infilandoci in strade e stradette, e vedendo un’altra faccia di Tokyo, molto poco turista - evviva – e, sorry per la frase fatta, molto più “vera”. Le stradine strette, con piccoli condomini, con le bici posteggiate in box a livelli. I giapponesi che tornano da lavoro in bici; le signore che fanno due passi e ci guardano un po’ sorprese – che ci faranno due occidentali da ste parti – ma sempre sorridenti, la famigliola nel piccolo parco-giochi del quartiere etc… troviamo anche l’istituto tecnico che però sembra un po’ chiuso ed anche un po’ abbandonato. Alby dice che si farà tradurre da qualcuno le scritte fuori dalla scuola per capire che gli è capitato (all’istituto tecnico intendo), ma è felice lo stesso.
A questo punto Alby s’avvia a fare un usuale giro per strumenti musicali, io un usuale giro per centri commerciali ed in direzione della Tower Record. Risultato: cd degli Slipknot da dimenticare! Disco dei NIN: come sopra. Disco dei “The script”: comprato!!! 1980 Yen; dal momento che ho deciso di comprarlo e non di scaricarlo ho pensato che in Italy a meno di 15/20 euro non l’avrei trovato…..quindi Buy it! Ascoltandolo nella Tower record (ricordate voi amanti della musica, a Tokyo potete sentirla tranquillamente in quasi tutti gli store, che dispongono di una marea di postazioni di ascolto e non solo degli ultimi successi), mi sono reso conto ancora una volta di quanto sia importante la musica nella mia vita, quanto faccia bene al mio cuore!!! Dopo “The Script”, piccola capatina nel disco dei “One Republic”, i tizi prodotti da Timbaland. Mi colpisce “Mercy” ma per il resto sono discreti, se Timbaland ha messo il becco negli arrangiamenti, è meglio che si spara ( vi prego, una batteria vera, please…..niente clap clalp per favore). Uscendo vengo illuminato dal cd in guappo di Wicked e mi sento le canzoni corrispondenti a “The Wizard and I” ed ovviamente “Defying Gravity”. La tipa la voce ce l’ha ma confesso che non mi da gli stessi brividi. In compenso ho scoperto come si dice “unlimited” in giapponese: dekiruwa (chissà come si scriverà….). torno alla stazione di Shinjuku e mi rincontro con Alby.
Per cena torniamo al locale di Akihabara e di nuovo mangiamo mooolto bene, un po’ alla giapponese de un po’ alla occidentale, infatti i miei spiedini avevano poco di giapponese eh eh eh. Unico difetto del locale: è per fumatori (che palle!). il resto della serata è per le strade di Akihabara prima e di Asakusa poi, a goderci il fresco della sera.

18 Agosto 2008 giorno 4

Finalmente il problema cellulare è risolto. Vi ho detto di assicurarvi che il vostro cell. sia non solo come minimo 3 band ma anche 3G sennò nisba, non funziona (questo nelle guide non lo dicono!)? Siamo andati alla PUPURU e mi hanno fittato il cell. per la modica cifra di Yen 8.400 (circa 55 euro, se non avete una necessità mostruosa del cell, lassate perdere); in compenso il giovanotto del PUPURU è stato molto gentile, ed ha accettato un pagamento in contanti poiché il loro Pos non ha accettato il mio bancomat Bancoposta, strano perché all’estero va sul circuito Mastercard. Dopo il lieto fine da PUPURU (sto nome mi fa morire) ci siamo diretti con la metro ad Ueno. Stamani siamo in uno stato pietoso, due rottami, facciamo due ginocchia intere in due; ma l’Oki risolve tutto e dopo due sorsi, uno a testa, torniamo come nuovi (che meraviglia!!!).
Ad Ueno prima di tutto andiamo a vedere il parco: all’entrata pensiamo di trovarci davanti un piccolo boschetto con un lago…ma il lago non c’è.












Ci sono un sacco di piante fiorite che, scopriamo, sono nell’acqua….sono il lago, perlomeno una parte, diciamo lo stagno: è davvero incredibile, la distesa di foglie e fiori dello stesso tipo e colore (credo peonie ma non me ne intendo) si perde a vista d’occhio.
Il cartello che invita a far attenzione a non finire in acqua è divertentissimo;




circumnavighiamo lo stagno e raggiungiamo il tempio all’altra estremità…..e facciamo fotine, fotine fotine.




Ci addentriamo nel vero e proprio parco ed Alberto guardando una delle piantine esposte ha una serie di infarti multipli e successivi. Prima incrociamo un baseball centre ed Alberto “gode”; poi dopo aver attraversato tutto il parco, raggiungiamo l’università di Tokyo, quella di musica che è di fronte a quella delle belle arti. Ma quando Alby sembrava soddisfatto arriva l’ultimo tuffo al cuore: una High School! non solo, ma mentre gli faccio la foto davanti al cancello della scuola le ragazze della scuola stessa si “mettono in posa”.



Parte risata collettiva, conoscenza ed altre foto “ufficiali” tutti insieme. Saluti e ringraziamenti e ripartiamo in cammino. Alby si fa fotografare vicino ad un trasformatore esterno per motivi fumettari: nei manga di solito gli assistenti partendo da foto ricostruiscono, disegnati, gli sfondi. Spesso quindi nelle vignette appaiono questi pali con un miliardo di fili elettrici e sti trasformatori/accumulatori esterni enormi.
Ritornati al parco c’intratteniamo vicino ad un gruppo di “giovanotti” che giocano a Crockett (età media, 65 anni) con tanto di pettorali numerati, ed io ho un ritorno alla fanciullezza, anche se Alby dice “alla deficienza” andando sull’altalena. Dopo un giro per le strade del quartiere ed una breve sosta per mangiare, ci dirigiamo verso Shibuya per vederla alla luce del sole, che per ora c’è.
Sostiamo vicino ad Hachicko e facciamo un po’ di foto, poi dritti a cercare un negozio di abbigliamento casual “Jeans mate”. Lo consiglio per l’assortimento, per i prezzi un po’ meno: è economico ma non tantissimo (es. t-shirt carinissima Yen 2.000, circa 12 euro….ne ho prese tre). Attenzione! Spesso le magliette esposte mostrano il “dietro” e non il davanti. Dopo la sosta shopping, io ed Alby ci dividiamo per un’oretta. Lui si fionda in uno store di strumenti musicali pieno di chitarre vintage, bellissime, a parte i prezzi ovviamente.
Io m’intrattengo nel HMV. Piano terra “Namie Amuro” ed il suo nuovo CD di cui mi risento il primo pezzo (prima di partire finirò per comprarmelo sto CD). Secondo piano senza molto interesse,soul & techno, niente da sottolineare. Terzo piano, godimento: rock & pop. Inizio dall’ascolto di un gruppo di cui avevo visto mezzo video sui megaschermi dell’incrocio di Shibuya, “Zebrahead”, decisamente carini, i nipotini degli Offspring, poi mi ricordo del gruppo di cui vedo pubblicizzato un cd con possibilità di ascolto, ne avevo sentito una canzone: i tipi si chiamano “the script” sento e risento i primi 4 pezzi: davvero interessanti, mi piacciono, me li “scaricherò”. Mentre mi addentro verso il resto del piano, sento “live music”, in quel momento c’è una performance live di un gruppo vocale guappo (tutti maschietti) “the unlimited tone”. Non ho potuto né registrare ma manco fotografare, che palle, ma localmente con le armonie sono davvero bravi.
Vado al piano di sopra e faccio un fugace giro tra Dvd movie e Dvd Tv series perché l’ora è passata da un po’ e sono in ritardo.
Mi fiondo verso la statua di Hachicko dove devo rincontrare Alby (si, anche noi come tutti, alla statua di Hachicko), con un’unica sosta per sete: 7up al limone, se po’ ffà. Beccato Alberto, decidiamo di andare a visitare Roppongi. Metro Yamanote, poi hybia e giungiamo a Roppongi Hills: enorme struttura di negozi, musei, teatri, tutto modernissimo ed “imponente” da tornarci con calma. Da lì raggiungiamo la torre di Tokyo. Scarpinata lunga e faticosa e l’ultima parte pure in salita (che palle) ma non me l’aspettavo, ne è valsa la pena. La torre è notevole, un po’ il fiato te lo toglie, anche se sono piuttosto convinto che sia più piccola di quella di Parigi…m’informerò per curiosità.
Anche il colore rosso e bianco ci piace!!! Facciamo foto “postmoderne” con scene da panico (Alby che si china per fare foto e non riesce a rialzarsi….colpo della strega al “ginocchio ahahahaaaah). A questo punto stanchi e distrutti torniamo ad Asakusa a cenare ed a riposare le “stanche membra”.
That’s all!!!

domenica 21 settembre 2008

17 agosto 2008 giorno 3

Apro il racconto del terzo giorno della mia vacanza a Tokyo con una riflessione, riflessione uscita fuori alle 22.20 in metro, al ritorno ad Asakusa: da quando sono partito dall’Italia il mio proverbiale sense of humor, che è soccorso fondamentale nei momenti pesanti, è un po’ mancato, probabilmente è in vacanza pure lui. Non solo per un paio di battibecchi con Alberto che non sono riuscito a (o non ho voluto) sdrammatizzare, ma anche per il frequente ritorno col pensiero a ciò che mi manca in questo momento!!!
Devo richiamarlo all’ordine (il senso dell’umorismo intendo) altrimenti continuerò a godermela solo in parte.
Venendo alla giornata, decisamente è iniziata tardissimo. Nonostante i buoni propositi ci siamo svegliati alle 11.30. cazzo!!!! Stavolta niente lavate lunghe. Alle 12.00 eravamo in strada. Obiettivo: Nihonbashi – Pupuru. Speranze poche perché oggi è domenica ma tentar non nuoce. Siamo fortunati? Nooooo, è chiaramente chiuso. A quel punto consultando la cartina proseguiamo per Shimbashi per cercare il Dentsu Shiki Theatre, il teatro dove danno Wicked. Ma prima una piccola deviazione: al parco del palazzo imperiale. Dopo aver fatto lo sborone ieri sera sul farci a piedi tutta Tokyo, per vedere i posti, valutare le distanze senza usare per forza la metro e bla bla bla, oggi il ginocchio destro “rompe proprio le palle!!!”. Al ponte prima del palazzo dell’imperatore facciamo una sosta. Piccola informazione tecnica: se non andate il giorno del suo compleanno oppure il 31 dicembre, il palazzo lo “intravedete” da fuori: è chiuso 363 giorni all’anno (ai visitatori ovviamente, credo che l’imperatore e la sua famiglia li lascino entrare :D. Da notare il frinire delle cicale (si dice così???) ininterrottamente, in Italia ogni tanto si danno una pausa, cavolo qui non si fermano mai, sono assordanti, anche se alla fine ci fai l’abitudine (più o meno). Al ponte facciamo un po’ di foto, ed in una in particolare Alberto mi fa uscire più vicino ad un essere umano rispetto al solito. Ammiriamo il palazzo da lontano ed il fossato circostante e poi ci incamminiamo verso Shiombashi. Per abbreviare la distanza decidiamo di “tagliare” passando per il parco Hibiya koen. E qui le sorprese sono innumerevoli. Il parco è incantevole e molto carino, pieno di girasoli giganti. Alberto va in iperventilazione per colpa dei campi da tennis con giovani giapponesi che si prendono a pallinate ( a dire il vero, ci sanno pure fare). Troviamo un angolo del parco molto intimo, raccolto, con una campana al centro per la quale non riusciamo a sapere nulla (cmq moooolto suggestivo), ma la ciliegina sulla torta arriva mentre lasciamo i campi da tennis e ci incamminiamo lungo l’ennesimo viale di girasoli. Musica? Live?! Come? Dove? La sorgente è un piccolo anfiteatro all’aperto, dove veniamo deliziati da un gruppo di ragazzi che suonano pop rock e che ci invitano pure a partecipare al bordello col resto del pubblico giappo, omaggiando anche a noi una tovaglietta rinfrescante a testa!!! Vi chiederete: che ci azzecca la tovaglietta rinfrescante ad un concerto? Ma per farla roteare in aria ovviamente!!! Grandiosi! Incredibile! Ci siamo divertiti da pazzi, al grido di “Ehi baby, ehi baby” leit motiv ( si scriverà così?) della canzone finale.









Sosta per pranzo, più per stanchezza che per effettiva fame, in un anonimo Mac Donald ( ed al piano fumatori per giunta), e si riparte per Shiombashi…. Sotto la pioggia…. Porc%&$£ il tempo si è “avotato” al brutto e continuerà per quasi tutta la giornata. Ma sotto la pioggia, sotto un cielo plumbeo….. un raggio di sole….. la luce….. WICKED l’abbiamo trovato!!! Il Dentsu Shiki Theatre che si trova nel centro commerciale “Caretta”, si si credeteci, si chiama così. Faccio una gran figura di merda infilandomi nella hall del teatro per vedere i giorni e gli orari. Sorry, non si può durante lo spettacolo (in sottofondo godo sentendo “the marcho of the witch hunters” anche perché nella hall c’è un monitor che lo riprende. Chiediamo informazioni per i biglietti e lo chiediamo ovviamente in inglese e mettiamo in crisi tre persone che si guardano in faccia piuttosto inebetite e finalmente alla parola “ticket” insistentemente ripetuta ci indirizzano verso il botteghino. Io già comincio a sudare freddo: come cavolo faccio a parlare e farmi capire con la tipa al botteghino se non parla inglese, come faccio a parlare di orari, matineè, posti, stalls etc. etc. etc. Miracolo!!!! Parla inglese. Tutto diventa facilissimo. Prendiamo i biglietti per venerdì in una zona abbastanza centrale anche se un po’ indietro spendendo 9500 yen (circa 55 euro), più o meno come Londra. Sono felicissimo, non mi frega del tempo, del ginocchio che mi fa un male cane…. Wicked anche a Tokyo, da non credere. Ci facciamo un frappuccino da Starbucks ed un giro nel centro commerciale restando inebetiti vicino alla “ruota della fortuna”: praticamente c’era un piccolo stand con sta ruota e se qualcuno voleva giocarci prima di farla girare i giappi intonavano una specie di “urlo propiziatorio”; meravigliosi!!!
Un giretto in qualche negozietto lì vicino e decidiamo nonostante il tempo di cacca di andare a Shibuya. E meno male: lo spettacolo fuori la metro è pazzesco (anche se per uscire fuori ce ne vuole). Nonostante il maltempo restiamo abbastanza a bocca aperta… e non siamo manco usciti dalla parte principale. Passiamo per la zona sopraelevata per raggiungere un “palazzone” di strumenti musicali. Lo spettacolo intorno è molto rock & roll ( e non mi riferisco solo agli strumenti), più passa il tempo e più mi convinco che Alby ha ragione: Tokyo è decisamente rock & roll, in tutti i sensi. Seguo un Alberto in estasi nello store e poi ci avviamo verso l’entrata/uscita principale di Shibuya: senza parole, un bordello, una quantità di gente pazzesca, l’incrocio fuori la metro che al “verde” diventa una fiumana mostruosa….ed incrociata…. ed intrecciata. Cerchiamo la statua di Hachiko andando per le strade che partono dalla stazione (che cretini) giriamo con la bocca aperta guardando da fuori i negozi di Cd, DVD, vestiti, cibo, elettronica etc. etc. etc. restando incantati dalle mille luci ( so che suona scontato ma è vero, solo standoci uno può capire). In realtà visitiamo anche qualche negozio ma in modo superficiale, dobbiamo tornarci avendo l’intera giornata a disposizione. Ceniamo in un piccolo locale vicino al palazzo 109, piuttosto carino, anche se non mangiamo benissimo.
Sulla via del ritorno alla stazione della metro mi viene un’illuminazione (capirai!). E se la statua di Hachiko non fosse in una delle vie che partono da Shibuya, ma fosse proprio davanti alla stazione?
Avevo letto su un blog che uscendo dall’uscita principale, la statua era sulla sinistra, ma pensavo nella strada a sinistra (che cretino io, ma vatti a fidare di sti blog, eh eh eh). Invece no! È lì davanti, si sulla sinistra, ma proprio davanti all’uscita; è ovvio altrimenti perché sarebbe comodo darsi appuntamento in un posto lontano dalla stazione, è normale che la statua doveva essere vicinissima (ho detto che deficienti???). Conclusione della giornata: ginocchio in fiamme, previsioni del tempo per domani una mezza lota, ed un po’ di tristezza che mi è giunta guardando le foto sulla macchina digitale e capitando proprio su una in particolare a Vairano Patenora (che culo). Ma è solo un momento e tutto sommato sono soddisfatto di tutto quel che di meraviglioso ho visto!

domenica 14 settembre 2008

16 agosto 2008 giorno 2

Decisamente giornata intensa. Ci siamo svegliati, diciamo…..con calma.... alle 11.00. Tra una sciacquata e l’altra (soprattutto di Alby che in bagno è lentissimo) ci siamo trovati in strada verso le 12.00. Direzione Akihabara (the electric town). Obiettivo n.1 il trasformatore da 100 a 220 volt. La zona è un vero caos, grattacieli di prodotti elettronici, di modellini di tutti i tipi (Gundam, i cavalieri dello zodiaco, ma anche dragon ball – immancabile – kenshiro etc.), anime di tutti i generi….e ne abbiamo visitati solo alcuni (di grattacieli). Al Laox abbiamo trovato il famigerato trasformatore ma nulla di fatto per il mio cell. (è vero che mi metto scuorno di parlare con i giappi nel mio approssimativo inglese - e per colpa del mio approssimativo inglese – ma Alby è terribile, almeno lui l’inglese lo conosce benissimo). All’ultimo piano del palazzo Laox c’è una zona souvenir che intendo “saccheggiare” prima di tornare a casa, in Italy. In un palazzo di modellini riesco a sapere dove si trova il museo Bandai…ora è chiaro perché non trovavo la zona sulla cartina: non c’era!!! La zona di Matsuo è “leggermente” fuori mano. Vedremo come fare per raggiungerla. Cmq tornando dalle parti dei Laox dopo il giro per negozi–palazzi di elettronica anime etc. ci rifugiamo in uno Starbucks ( e meno male) poiché poco dopo esserci accomodati viene giù una scaricata d’acqua notevole che, fortunatamente, rinfresca l’aria.
Approfittiamo del momentaneo maltempo per visitare Akiba Tolin, un piccolo centro commerciale piuttosto carino: oggetti per la casa, un piano dedicato al cibo, ed uno a DVD e CD dove ho “visto la luce”: Namie Amuro ed il suo cd “Best Fiction”. Pop e commerciale da far paura (lo voglio) non escludo di comprarlo per la fine della vacanza.








Cmq all’uscita del centro commerciale siamo ancora senza pranzo, i risto più carini nel c.c. erano chiusi. Spiegazione: molti sono ristoranti aperti dalle 11.00 alle 14.00 ( o massimo 15.00) e poi riaprono alle 17.00 fino alle 22.00, noi giusti giusti nell’orario di chiusura ( che culo!!!). siamo finiti in un locale specializzato in tonkatsu, alias cotoletta giapponese con un’impanatura mostruosamente più leggera di quella che facciamo e mangiamo noi occidentali (prezzo modico, pranzo discreto). Secondo giro per Achiabara, seconda serie di palazzi di anime, videogames, elettronica etc. e poi ritorno all’albergo per esigenze “barbesche” di Alby. Finalmente risolviamo il problema elettrico, il trasformatore funziona, Alberto può farsi la barba. In compenso ancora il problema cell. mio resta irrisolto, ma forse si intravede una luce. Dopo la breve sosta ci fermiamo un attimo alla reception: la speranza è che i tipi diversi da da chi c’era prima capiscano meglio l’inglese. La realtà è che sono come i precedenti ma fortunatamente molto disponibili (molto più disponibili). Ci trovano il sito di PUPURU (giuro, si chiama proprio così), un’azienda che dovrebbe fittare i cell. con tanto di cartina sul sito, che ci stampano. Inoltre (oh gaudio) ci aiutano a trovare il teatro di Wicked (speriamo bene).
Il programma per la sera è chiaro: capire bene le distanze ed orientarci “a piedi”; decidiamo di arrivare ad Achiabara with our feets. Orientarsi in questa città non è facile, solo le strade principali hanno nome come anche il frequente riferimento ai quartieri ed anche a certe costruzioni come punti di riferimento, tipo il grattacielo Laox che è dato come punto di riferimento per raggiungere la zona di Achiabara (anche se in realtà i grattacieli sono 2, uno di fronte all’altro). Cmq orientarsi non è impossibile ma c’è bisogno di molta pazienza e modestia a parte d’intelligenza ed attenzione (per questo Alby va una meraviglia ed io potrei perdermi tra la reception dell’albergo e la nostra camera). Riusciamo tra una strada imboccata giusta e qualche errore a raggiungere a piedi Achiabara ed oltre, Kanda e Niombashi, dove si trova il Pupuru ove ci recheremo domani, quando lo troveremo aperto.Lungo la strada ci sorprende di nuovo la pioggia e ci rifugiamo in un “caffè veloce”, una catena che si chiama proprio così; il locale è davvero carino, con un mappamondo piuttosto grande che gira in continuazione. Dopo essere stati snobbati da un tipo non giappo di cui probabilmente avevamo disturbato la lettura, ed aver atteso che spiovesse, ci rimettiamo in marcia.

Per la cena troviamo un localino carinissimo, dove mangiamo “alla grande” spendendo molto poco, ci torneremo. Si chiama Rokkasen e da fuori è abbastanza kitch, ma vale davvero la pena provarlo; ha una strana commistione tra cucina giappo ed occidentale. Io ho mangiato del salmone cucinato decisamente alla giapponese, con uasabi e salsa di soia per intenderci, ed una mega salsiccia con ketchup, non sono arrivato a spendere manco 1000 yen (6 euro).
Domani abbiamo intensione di tornare da Pupuru e risolvere il problema cell. poi trovare il teatro di Wicked e visitare Shibuya. La giornata si chiude alla grande, con la foto della bambina di Angela ed Enzo nata da poche ore e che Alberto riesce a vedere dopo vari salti mortali con il cell, ed una disperata ricerca di una rete Internet “free”.

lunedì 8 settembre 2008

Pronti....Partenza.....Via!!!!!


Partenza giovedì 13 Agosto “e notte”. Uno può pensare: che bello, parto per le vacanze, vado a Tokyo, ipereccitazione, superentusiasmo…….avevo l’umore nero come il petrolio, l’ansia da partenza che mi prende sempre, moltiplicata per la preoccupazione per i miei genitori, lo stress degli ultimi giorni etc. Conclusione: mi giravano a mille!!!
Viaggio in auto fino a Roma con un Alberto molto sveglio ed io che lottavo per non addormentarmi.
Il piano è sempre stato il seguente: in auto fino a Roma svegli, partenza per Zurigo ore 6.50; volo di circa un’ora svegli; attesa di circa 5 ore all’aereoporto di Zurigo, per il volo per Tokyo alle 13.00 svegli.
Appena saliti sull’aereo per Tokyo, secondo i piani saremmo dovuti crollare di stanchezza. Come per tutti i piani ben congegnati…. Ovviamente non è andata esattamente come programmato ( e te pareva!!!). arrivati a Roma nell’attesa de check in la lettura mi stava pericolosamente conciliando il sonno. Fortunatamente la presenza accanto a noi di due francesi e due napoletani rumorosi, che chiacchieravano insieme (si fa per dire) ha di fatto stoppato qualsiasi sonnolenza.
Quando si è aperto il check in abbiamo trovato una realtà traumatizzante: una “sfaccimma” di fila che non vi conto! Ma si erano svegliati tutti al canto del gallo?
In compenso la Sig.ra al check in è stata molto gentile e ci ha chiesto come mai andiamo a Tokyo (dice che gli italiani che vanno lì in vacanza non sono molti). Alberto con la sua aria tra il simpatico ed il serioso afferma che andiamo in vacanza perché “appassionati del Japan”. Che risposta scontata! Ma dico io: non ti potevi sparare la posa? ……
La realtà è che la tizia era “vecchia” e non ha ispirato Alby, altrimenti la risposta sarebbe stata ben diversa.
Nel volo tra Roma e Zurigo accade il primo intoppo: appena messo il nostro nobile sedere ai posti assegnati ci siamo addormentati quasi all’istante, cascando come due pere cotte!!!
Come al solito abbiamo aperto gli occhi giusto in tempo per godere dello snack gentilmente offerto da swiss air. In verità la dormitina ci ha consentito di restare ben svegli nelle 5 ore di attesa a Zurigo.
Appena saliti sull’aereo per Tokyo, è sorto il secondo intoppo: ovviamente ero troppo nervoso, troppo in tensione per prendere sonno, ma mi viene involontariamente in aiuto prima la tizia giapponese accanto a me, che mi dà l’idea, e l’hostess poi: Birra Sapporo. Ci offrono prima qualcosa da bere con alcuni salatini, e poi uno snack ( e comunque ci hanno fatto mangiare parecchio durante le 11 ore di volo). La prima volta che ci offrono da bere, vedo la giapponese che prende la birra e la imito sia la prima che la seconda volta. Mi sono quindi buttato giù due lattine di Sapporo che anche se come percentuale di alcol somiglia alla birra Peroni, comunque mi ha procurato una certa sonnolenza. Per cui appena messe le cuffie per vedere “Made of honor” mi sono addormentato. Mi sono svegliato in tempo per vedere Patrick Dempsey che dà una craniata alla porta della chiesa dove si sta per sposare la tipa che lui ama, e tutto il lieto fine che ne segue.
Dopo di che tra uno spuntino e l’altro sono riuscito praticamente a dormire quasi tutto il volo, a parte rivedere “Made of honor” a pezzi un’altra volta ed il primo tempo delle Cronache di Narnia: il principe Caspian.
L’atterraggio a Tokyo e la conseguente sovraeccitazione da arrivo sono stati mitigati dallo smarrimento del bagaglio di Alby.
Però ragazzi, come so organizzati sti giappi! Praticamente all’arrivo dei bagagli c’era già una signorina che attendeva di sapere chi era il tizio (lo sfigato di turno n.d.r.) il cui bagaglio sapeva già la ragazza, non sarebbe arrivato!
Non so come ma già lo sapeva e dopo aver fatto compilare ad Alby i documenti necessari, la tipa e la sua collega ci hanno assicurato che il bagaglio sarebbe stato consegnato direttamente in hotel entro 24 ore.
Dall’aereoporto chiedendo info all’apposito sportello ( sti giappi sono effettivamente tanto gentili quanto scarsamente capaci di farsi capire chiaramente in inglese) becchiamo il treno per Ueno (una palla, quasi un’ora ed un quarto di viaggio) e poi la metro per la zona di Asakusa, dove si trovava il nostro hotel. Il Sanroute Asakusa Hotel è poco dopo l’uscita della metro. Alleluia siamo arrivati, YATTA!!! Manco per il cavolo. Noi arrivati alle 10.45, camera pronta per ore 12.00, fuori calore a circa 40 gradi all’ombra. Cacchio! Decidiamo di fare due passi e di scioglierci al sole.
In realtà abbiamo iniziato ad “annusare “ l’aria di Asakusa, di come orientarci nel quartiere. Il primo impatto è la tradizione e la modernità che un po’ si fondono ed un po’ fanno a cazzotti. Tantissimi negozi di souvenir e ristoranti ed all’improvviso ci compare davanti la zona del tempio Sensoji. A proposito: questa vacanza per un bambino di 37 anni come me sarà un toccasana. Dai 40/45 gradi all’ombra in mezzo alla strada, si passa a – 20 gradi all’interno. Qui i condizionatori vanno a palla!!! La mia cervicale è sistemata per le feste!

Comunque dopo il nostro primo pranzo giapponese in un localino carino vicino all’albergo dove ci siamo un po’ “scofanati” (avevamo un certo appetito) siamo tornati a prender possesso della camera, che è decisamente carina: i letti sono ad una piazza e mezzo, oh gaudio oh gioia e “so tuost”. Entriamo in camera con l’idea di stenderci un po’ e riposarci, verso le 12,15….. ci siamo svegliati alle 18.00. siamo crollati in un piacevolissimo sonno ristoratore.
Sarà stata la stanchezza (o i letti meravigliosi….me ne posso portare uno a casa???).
Dopo aver scoperto con orrore che in camera non c’è una presa a 220 volt (ahi ahi) e che il mio cell. Qui in J
apan proprio non va (cacchio) scendiamo a conoscere meglio Asakusa. La sera il quartiere sembra più bello, o i nostri occhi erano più freschi e riposati, come il resto del corpo del resto).
Non è decisamente il quartiere per fare le ore piccole ma ha un suo fascino; la zona del tempio di sera è molto suggestiva, quasi mistica, ha fatto anche io la mia preghierina con offerta (ho chiesto una cosa a caso n.d.r.) e via per le viuzze intorno a girare per i negozietti ancora aperti (potremmo fare i ramen precotti in camera :D) rimanendo affascinati dai piatti (di cera dice Alby) esposti fuori ai locali per dare l’idea di quello che mangi all’interno,vedere qualche “volto amico”, Mac Donald ma soprattutto il KFC.
Dopo una rifocillante cena al KFC continuiamo a girare per le vie di Asakusa,
vicino al tempio Sensoji, a prendere e provare le bibite dalla montagna di distributori automatici che ci sono in giro (sono tantissimi) e che, udite udite, non ce la faccio, non ci posso credere, hanno il pannello antiurto! Il pannello che devi sollevare per ritirare la bibita si chiude lentamente (un uomo molto preciso mi dice che è “ammortizzato”) così non sbatte e non fa rumore, non si rompe o ammacca. Di bibite ce ne sono a bizzeffe, ne volgio provare un sacco, per ora ho beccato una specie di bevanda a metà strada tra il Gatorade al limone e la Swheppes (buona), mentre Alby becca una bibita alla pesca (buonissima).
Tornando in albergo ci è venuta l’idea delle bici: fittarle effettivamente costa poco, per me l’ideal è grandiosa…vedremo!!!