Decisamente giornata intensa. Ci siamo svegliati, diciamo…..con calma.... alle 11.00. Tra una sciacquata e l’altra (soprattutto di Alby che in bagno è lentissimo) ci siamo trovati in strada verso le 12.00. Direzione Akihabara (the electric town). Obiettivo n.1 il trasformatore da 100 a 220 volt. La zona è un vero caos, grattacieli di prodotti elettronici, di modellini di tutti i tipi (Gundam, i cavalieri dello zodiaco, ma anche dragon ball – immancabile – kenshiro etc.), anime di tutti i generi….e ne abbiamo visitati solo alcuni (di grattacieli). Al Laox abbiamo trovato il famigerato trasformatore ma nulla di fatto per il mio cell. (è vero che mi metto scuorno di parlare con i giappi nel mio approssimativo inglese - e per colpa del mio approssimativo inglese – ma Alby è terribile, almeno lui l’inglese lo conosce benissimo). All’ultimo piano del palazzo Laox c’è una zona souvenir che intendo “saccheggiare” prima di tornare a casa, in Italy. In un palazzo di modellini riesco a sapere dove si trova il museo Bandai…ora è chiaro perché non trovavo la zona sulla cartina: non c’era!!! La zona di Matsuo è “leggermente” fuori mano. Vedremo come fare per raggiungerla. Cmq tornando dalle parti dei Laox dopo il giro per negozi–palazzi di elettronica anime etc. ci rifugiamo in uno Starbucks ( e meno male) poiché poco dopo esserci accomodati viene giù una scaricata d’acqua notevole che, fortunatamente, rinfresca l’aria.
Approfittiamo del momentaneo maltempo per visitare Akiba Tolin, un piccolo centro commerciale piuttosto carino: oggetti per la casa, un piano dedicato al cibo, ed uno a DVD e CD dove ho “visto la luce”: Namie Amuro ed il suo cd “Best Fiction”. Pop e commerciale da far paura (lo voglio) non escludo di comprarlo per la fine della vacanza.
Cmq all’uscita del centro commerciale siamo ancora senza pranzo, i risto più carini nel c.c. erano chiusi. Spiegazione: molti sono ristoranti aperti dalle 11.00 alle 14.00 ( o massimo 15.00) e poi riaprono alle 17.00 fino alle 22.00, noi giusti giusti nell’orario di chiusura ( che culo!!!). siamo finiti in un locale specializzato in tonkatsu, alias cotoletta giapponese con un’impanatura mostruosamente più leggera di quella che facciamo e mangiamo noi occidentali (prezzo modico, pranzo discreto). Secondo giro per Achiabara, seconda serie di palazzi di anime, videogames, elettronica etc. e poi ritorno all’albergo per esigenze “barbesche” di Alby. Finalmente risolviamo il problema elettrico, il trasformatore funziona, Alberto può farsi la barba. In compenso ancora il problema cell. mio resta irrisolto, ma forse si intravede una luce. Dopo la breve sosta ci fermiamo un attimo alla reception: la speranza è che i tipi diversi da da chi c’era prima capiscano meglio l’inglese. La realtà è che sono come i precedenti ma fortunatamente molto disponibili (molto più disponibili). Ci trovano il sito di PUPURU (giuro, si chiama proprio così), un’azienda che dovrebbe fittare i cell. con tanto di cartina sul sito, che ci stampano. Inoltre (oh gaudio) ci aiutano a trovare il teatro di Wicked (speriamo bene).
Il programma per la sera è chiaro: capire bene le distanze ed orientarci “a piedi”; decidiamo di arrivare ad Achiabara with our feets. Orientarsi in questa città non è facile, solo le strade principali hanno nome come anche il frequente riferimento ai quartieri ed anche a certe costruzioni come punti di riferimento, tipo il grattacielo Laox che è dato come punto di riferimento per raggiungere la zona di Achiabara (anche se in realtà i grattacieli sono 2, uno di fronte all’altro). Cmq orientarsi non è impossibile ma c’è bisogno di molta pazienza e modestia a parte d’intelligenza ed attenzione (per questo Alby va una meraviglia ed io potrei perdermi tra la reception dell’albergo e la nostra camera). Riusciamo tra una strada imboccata giusta e qualche errore a raggiungere a piedi Achiabara ed oltre, Kanda e Niombashi, dove si trova il Pupuru ove ci recheremo domani, quando lo troveremo aperto.Lungo la strada ci sorprende di nuovo la pioggia e ci rifugiamo in un “caffè veloce”, una catena che si chiama proprio così; il locale è davvero carino, con un mappamondo piuttosto grande che gira in continuazione. Dopo essere stati snobbati da un tipo non giappo di cui probabilmente avevamo disturbato la lettura, ed aver atteso che spiovesse, ci rimettiamo in marcia.
Per la cena troviamo un localino carinissimo, dove mangiamo “alla grande” spendendo molto poco, ci torneremo. Si chiama Rokkasen e da fuori è abbastanza kitch, ma vale davvero la pena provarlo; ha una strana commistione tra cucina giappo ed occidentale. Io ho mangiato del salmone cucinato decisamente alla giapponese, con uasabi e salsa di soia per intenderci, ed una mega salsiccia con ketchup, non sono arrivato a spendere manco 1000 yen (6 euro).
Domani abbiamo intensione di tornare da Pupuru e risolvere il problema cell. poi trovare il teatro di Wicked e visitare Shibuya. La giornata si chiude alla grande, con la foto della bambina di Angela ed Enzo nata da poche ore e che Alberto riesce a vedere dopo vari salti mortali con il cell, ed una disperata ricerca di una rete Internet “free”.
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